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Il re-start del centrodestra per il nostro Sud
Il Sud e la politica sono inevitabilmente legate, da sempre. Le ragioni del divario tra il più evoluto Nord e l’arretrato Mezzogiorno hanno radici profonde e lontane. E questa 'trazione settentrionale' della politica che governa non fa certo bene al Sud. La prima volta che si è parlato della ‘questione meridionale’ questo secolo non era ancora cominciato (con precisione era il 1873). Se ne parla oggi negli stessi termini di allora. C’è qualcosa che non quadra. La spending review nel 2015 ha colpito soprattutto il Sud. Il taglio della spesa pubblica in percentuale del Pil è stata del 6,2% al Sud, più del doppio del Centro-Nord (-2,9%). Dal 2008 al 2015 le università del Sud hanno perso il 18% dei fondi pubblici (il Nord il 7%). La causa è da ricercarsi sempre nei criteri di attuazione della spendig review che favoriscono le università più forti, tutte al Nord. Al Sud poi arriva appena il 16% degli incentivi statali. In Campania la quota pro capite di finanziamento per la sanità è di 1755 euro, al Nord supera i 2mila euro.
Oggi la politica è chiamata ad assumere una posizione chiara su quello che sarà il futuro del Mezzogiorno. Una linea unica, da seguire sulle importanti questioni italiane, che è mancata in questi anni. Il re-start del centrodestra a livello nazionale deve partire da qui: da un’organizzazione che sia di nuovo presente sui territori e sappia rappresentarli, comprese le tante battaglia ancora da vincere. Ancora, ma che non ci aspetteranno per sempre.